venerdì 1 agosto 2008

Il re è nudo: il PD e la questione Livorno

Intervento pubblicato sul "Corriere di Livorno" 21 luglio 2008

Già molte parole sono state spese per cercare di capire come il Partito Democratico stia prendendo forma, con quali caratteristiche e, più di tutti, se stia realmente rispondendo a quella fortissima domanda di partecipazione da parte dei propri elettori e di molti cittadini.
Le risposte, a quanto si sta evidenziando, non sono molto incoraggianti e si stanno manifestando “sacche” sempre più ampie di elettori del PD che di fronte a grandi aspettative di democrazia partecipativa si sono sentiti e si sentono oggettivamente delusi.
Livorno non sembra essere esente da tali sentimenti e il riferimento, l’ultimo in ordine temporale, al disagio espresso dalla coordinatrice del circolo di Ardenza Gabriella Cecchi ne è un chiarissimo esempio.
Io stesso, ormai da tempo, ho avuto molte occasioni per esprimere il mio (e non solo mio) disappunto di fronte a scelte molto dirigiste e poco partecipative, dalle liste bloccate per la costituente fino alla burla delle cosiddette “primariette”. L’ultima “chicca” è stata la (unica) assemblea comunale organizzata solo attraverso un susseguirsi di molti interventi generici su vari temi in cui nulla è stato deciso o almeno discusso nel dettaglio di problematiche specifiche. Questo è anche grave perché potrebbe significare il disprezzo (o l’incapacità) da parte della dirigenza locale nei confronti dell’unico organo decisionale comunale vero e partecipato che al momento abbiamo. Fa anche specie che, dall’interno del PD e dai propri delegati, non si levino grandi voci di protesta in merito, quanto meno per rispetto intellettuale.
Tutto questo è accaduto non solo grazie a responsabilità e scelte a livello nazionale ma è anche da imputare ad un alto livello di voluta inerzia almeno di parte dei gruppi dirigenti locali di ex DS e Margherita. E’ accaduto che, quando ci si è trovati a dover fare reali scelte di cambiamento, si è (hanno) deciso di continuare sulla strada suicida dei piccoli “manuali Cencelli” alla livornese piuttosto che seguire una strada nuova e partecipata. In due parole le priorità personali di pochi hanno avuto la meglio sull’interesse legittimo di molti. Dirigismo contro partecipazione, oligarchia e personalismo contro democrazia. E’ il colmo per un partito che si chiama democratico. Il caso del circolo di Ardenza ne è un chiaro esempio laddove, al di là del torto e della ragione, si costringe alle dimissioni una coordinatrice eletta direttamente e in modo trasparente solo pochi mesi fa come da Statuto e successive modifiche. Oltretutto in modo sciocco per gli stessi promotori di tale iniziativa poiché si è creato nei modi un precedente pericoloso. Infatti, al di là della bontà di ragioni specifiche, nulla potrebbe impedire ad altri circoli sia a Livorno che fuori di sentirsi in diritto di fare un proprio comitato interno autolegittimato e “licenziare” di fatto un coordinatore/trice democraticamente eletto. Questo in barba a quelle regole di partecipazione che ci stiamo faticosamente costruendo ma seguendo invece l’arroganza della politica molto urlata e poco riflettuta e discussa. E invece di costruire si distrugge (quel poco che c’è). Invece di crescere e risolvere problemi veri si regredisce e la gente, i cittadini, gli elettori sembrano andarsene. Giustamente, se questo è lo spettacolo offerto.
La domanda sostanziale però è: “Ma il partito democratico, quello vero, dov’è?”. La realtà sembra essere paradossalmente molto chiara. C’è un partito percepito come ‘finto’, che poi è quello che appare, e che tale sembra essere vissuto da molte persone a causa delle dinamiche prima espresse. Dopotutto è pur vero che non si può pensare di creare un partito senza passare attraverso momenti veramente partecipati e pretendere al contempo di essere amati dal ‘popolo’. Mica la gente è scema. La risposta alla domanda, forse anche troppo banale, è che il partito vero quello partecipato con passione, dove non si ha paura del confronto e neanche di primarie vere e meccanismi veramente democratici ebbene, quel partito è ancora tutto da costruire. Perché al di la delle organizzazioni e dei regolamenti al centro ci sono le persone. E se guardo i numeri questo partito “vero” che piano piano sta venendo fuori, magari timidamente ma in modo molto deciso, bene i numeri di chi sta nel “partito reale” sono veramente alti. Sono almeno gli stessi, circa 14000, che con entusiasmo hanno fondato il partito il 14 ottobre 2007 e forse altri ancora che non si conoscono. Sta a tutti coloro che credono nello spirito democratico e partecipativo mettere la parola fine e chiudere in modo deciso con i metodi che hanno molto poco di presente e tanto del peggior passato e che rischiano di far scappare a gambe levate molti di quei soci fondatori.
Daniele Bettinetti

venerdì 30 maggio 2008

Il presidio della politica

Intervento pubblicato su "Corriere di Livorno" del 30 maggio 2008

Esse est percipi. Berkeley, filosofo irlandese vissuto a cavallo fra 1600 e 1700, così risponderebbe a chi, attonito, si lasciasse andare ad imprecazioni ed improperi su quanto in basso siamo caduti come cittadini e società livornese dopo l’ennesimo incomprensibile assurdo scandalo che ci ha coinvolto con la vicenda della Porto di Livorno 2000. La percezione della realtà, e il senso di percezione di precarietà fatta sistema, laddove l’illegale diventa quasi una cruda normalità quotidiana. Il problema è che al di là del risultato negativo arrivare ora ad arrabbiarsi o lasciarsi andare al fatalismo significa assaporare la vera sconfitta sociale, nel momento in cui tutti ci domandiamo dove è stata Livorno, intesa come comunità sociale, mentre tutte queste “irregolarità” (per usare un eufemismo) si compivano in un arco temporale neanche troppo breve.
Se le accuse saranno confermate siamo di fronte a personaggi “disinvolti” che agivano con tutta tranquillità in un contesto altrettanto disinvolto in cui neanche una minima forma di controllo sociale formale o informale sembra essersi significativamente verificata, fino all’intervento dell’inchiesta giudiziaria. Usando una parola grossa, si potrebbe dire che un’alone di omertà ha serpeggiato e che al solito la politica, forse troppo occupata in comportamenti un po’ troppo autoreferenziali, non si è accorta minimamente di quello che accadeva, almeno in termini di coscienza condivisa.
Si, la politica. La politica istituzionale e quella dei partiti. Dove siamo stati? La domanda non è affatto retorica e, mi sembra, del tutto onesta e legittima. Anche perché non è la prima volta che la si pone, vedi altre questioni importanti che hanno avuto grande eco e conseguenze giudiziarie tipo la vicenda di Salviano 2. Anche in quel caso il silenzio e l’indifferenza sono poi calati e la politica è rimasta sostanzialmente senza parole, al di là di qualche polemica poi sfumata. E qui il problema non è di poco conto perché tale assenza può giustificare nel comune cittadino la percezione di una sorta di connivenza fra un sistema politico che sembra non intervenire in modo significativo, neanche dopo che gli scandali sono esplosi, e tali situazioni “irregolari” su cui interviene “solo” la magistratura.
Come se ne esce? Sicuramente anche questo caso propone il problema di come la politica e la governance dei processi stategici di un territorio si pone di fronte a certi fenomeni negativi. In altre parole potremmo dire che le deviazioni, per come poi saranno confermate dall’inchiesta, sono sicuramente state favorite in questo caso da un’assenza, ancora una volta, di un progetto specifico e di lungo respiro strategico sulla portualità. O quanto meno di un progetto capito e condiviso in maniera forte con tutti i cittadini e non solo, nella migliore delle ipotesi, fra gli addetti ai lavori o i diretti interessati.
Se non c’è una vision e un progetto forte anche l’attenzione “sociale” e pubblica (di tutti i cittadini) rischia sempre e comunque di venire meno e questo può aprire spazi anche a comportamenti “allegri” che nulla hanno a che fare con il bene pubblico e molto, a quanto sembrerebbe emergere, con interessi puramente personali o di “clan”. Di qui l’insegnamento per chi si occupa e vive la politica, sia come militante che come amministratore. Cioè il compito di cambiare la percezione di una società politica territoriale basata sugli interessi di clan o piccole lobby di interesse che interagiscono in modo autoreferenziale verso una politica che realmente eserciti, al contrario, il suo vero ruolo di guida e promozione. E questo si potrà realizzare solo attraverso la messa in pratica di strumenti di vera partecipazione e la promozione di un’altrettanto vera capacità di produzione di idee e proposte che si possano conglobare in un vero progetto. Questo è quello che molti chiedono e che sempre più sta diventando un’esigenza imprescindibile. In questo senso in particolare il PD, inteso sia come nuova esperienza politica che come partito in senso stretto, ha una funzione fondamentale e una via di metodo obbligata.
Il successo dell’azione del Partito Democratico, partito che a Livorno rappresenta la quasi totalità della classe dirigente che amministra la quasi totalità dei cosiddetti “poteri forti”, sarà infatti misurata sulle sue reali capacità di agire nella realtà. La capacità di apertura alle reali esigenze della realtà, la capacità di trasformare le istanze e le idee che ne derivano in progetti di ampio respiro e infine nella capacità di coinvolgere e di saper trovare su ogni tematica specifica le reali competenze e non solo, per come spesso purtroppo si percepisce nel senso comune i “politici che parlano solo di politica”.
Daniele Bettinetti

domenica 25 maggio 2008

Dove sta il progetto per Livorno?

Dal "Corriere di Livorno" del 25 maggio 2008

Come disse Martin Luther King: “Iniziamo a morire il giorno in cui diventiamo indifferenti”. Livorno non è sempre stata così e continuare ad essere indifferenti al declino e, di contro, alla proposta di ricette e rimedi casuali e di fatto strutturalmente inefficaci significa solo dare la spinta finale nella discesa. Mi riferisco in particolare alle analisi recenti del Prof. Massimo Paoli espresse pubblicamente e che in gran parte condivido.
Il problema fondamentale? Quello di cui molti sembrano non voler esplicitare del tutto ma che sta in un assunto quasi banale: la mancanza di un progetto e di progettualità. A tutti i livelli. La mancanza di una “governance” che tradotto significa che la politica non sta presidiando nessuna “vision”, né a medio né a lungo ternine. Manca il progetto politico, il progetto di sviluppo economico, il progetto sociale. Livorno soffre del male peggiore che si possa augurare cioè quello del “non fare” (peggio del “fare male”) e di chi vive nell’attesa di qualche segno dall’esterno e si ritrova poi, di fatto, a gestire fenomeni ed eventi in modo casuale. E’ così ormai da almeno dieci anni e noi, imperterriti nell’immobilismo, stiamo tutti continuando su questa strada passando il tempo, per cosi dire, a sviluppare dibattiti di basso respiro e, alla prova dei fatti, senza concludere gran ché in termini di prospettive di sviluppo solide nel futuro.
A livello politico il grande evento, portatore ancora oggi di una grande dose di fiducia e speranza, è stato sicuramente quello della nascita del Partito Democratico. Una grande occasione per provare ad invertire la rotta e a porre una condizione di progettualità di soluzioni e proposte per un territorio, com’è ruolo di un partito politico, sulla base della partecipazione come elemento fondante e strutturale. Tutto ok, anche se poi molte riserve sono venute fuori all’atto pratico, da molti me compreso, per un eccessivo dirigismo ed una massiccia dose di pura cooptazione in varie fasi. Ma mettiamo per ora da parte questo aspetto e parliamo di progetto politico. Una malelingua qualunque, osservando di sfuggita le cose livornesi, non potrebbe far a meno di notare oggettivamente due cose. La prima è che il PD, il partito che raccoglie tutta la classe dirigente e il “potere” di Livorno è di fatto la fotocopia dei vecchi DS, sia nello “stile” che nei nomi del “ponte di comando”. Quindi ci si chiede dove si possa intravedere il valore aggiunto di una fusione e dove sia la vera novità. Le domande al momento rimangono aperte. La seconda cosa è la mancanza di una proposta nei partiti e nel PD. Si discute di organizzazione, anche in modo legittimo, di primarie, tutto bello. Ma la proposta, il “Progetto per Livorno” per i prossimi cinque-dieci anni dove sta? Non dovrebbe essere la prima cosa su cui poi impostare una seria discussione? La paura è che in questo periodo di campagna elettorale per le amministrative, come al solito, sia semplicemente partita la (povera) caccia ai posti fine a se stessa e che al momento sia più importante scannarsi sui nomi e sugli organigrammi e non già sui programmi, che ad oggi non sono ancora usciti fuori.
No, io non ci sto. Non ci sto a vivere nel paradosso continuo di una città che non è sempre stata così e vanterebbe tuttora un potenziale altissimo di crescita e sviluppo. Non ci sto, a proposito di “dirigismo alla livornese”, a sentirmi suddito e a dover aspettare che qualcuno mi dica come comportarmi per “rispettare gli equilibri” mentre intorno il contesto diventa sempre più degradato. Non ci sto perché è un comportamento stupido, non fa parte della cultura politica da cui provengo e, fra l’altro, non è il motivo per il quale mi sto impegnando nel PD anzi esattamente il contrario. La prima e urgente domanda, rivolta a tutti e non solo ad una parte politica quindi rimane: “Dov’è il progetto per Livorno?” Soprattutto su questo e non solo sui nomi si dovrà giocare la vera partita elettorale.
Daniele Bettinetti

venerdì 25 aprile 2008

Esopo, 25 aprile e Partito Democratico

I topi e le donnole (favola di Esopo)

n. 237

Era scoppiata la guerra tra i topi e le donnole. I topi che venivano sempre sconfitti, fecero una riunione tutti insieme e conclusero che la causa dei loro insuccessi era la mancanza di un capo. Di conseguenza, dopo aver scelto alcuni di loro, per alzata di mano li nominarono strateghi. Costoro, per distinguersi dagli altri, fabbricarono delle corna e se le applicarono. Ma, quando divampò la battaglia, i topi, sbaragliati in massa, cercarono rifugio nei buchi e, mentre tutti gli altri vi si insinuarono facilmente, i capi non riuscirono a infilarsi per colpa delle corna. E così vennero catturati e divorati.

Nello stesso modo la vanagloria è per molti fonte di guai.


Pubblico la favola di Esopo solo come pretesto "leggero" per ricordare oggi, 25 aprile, l'insegnamento della storia che vale ancora oggi riguardo al giusto equilibrio fra autorità e autorevolezza, che sta alla base della nostra società civile e politica.

La troppa autorità che porta all'autoritarismo e di contro l'autorevolezza che si basa su un riconoscimento di valore della persona e di leadership volontariamente riconosciuto dai cittadini. Il timore contro la stima e i pericoli dell'indifferenza latente di oggi rispetto a certe tematiche.

Pensando alla festa della liberazione, se ci interessa uscire un minimo da pericoli di retorica di circostanza, credo sia importante riprendere questi concetti per due motivi. Il primo è ricordare come la Repubblica sia nata dopo un'esperienza dura di vent'anni di dittatura e da una guerra mondiale e il secondo è quanto ci sia utile di ricordare tutto ciò come insegnamento storico nella nostra vita di donne e uomini del secondo millennio.

Il ricordo porta a momenti storici importanti, su cui oggi saranno spese innumerevoli parole, e giustamente. Pensiamo però che la vita tutto sommato "tranquilla", rispetto a quei periodi storici, che ci possiamo permettere di condurre oggi non ci deve far perdere la percezione di quanto importante e fondamentale sia il nostro esercizio di partecipazione che ognuno di noi deve e può esprimere nella propria vita tutti i giorni. Non mi riferisco ovviamente solo al momento politico-elettorale, quanto alle esperienze che con tempi diversi possiamo realmente contribuire a costruire, come sta accadendo a molti di noi che si stanno impegnando nella costruzione di una nuova formazione politica, quale il Partito Democratico.

Quindi, senza farla lunga, l'augurio che ognuno di noi ricordi sempre, nell'esercizio delle proprie responsabilità grandi e piccole, che la partecipazione è democrazia, che questa è stata una nostra conquista, costata la vita di molti nostri concittadini nel passato, e che quindi ne dobbiamo sentire con umiltà il peso anche in dimensioni che sembrano più piccole e limitate come quelle della costruzione di un partito su scala locale. La dimensione territoriale infatti non può e non sminuisce la portata dei valori implicati. E infine, per tornare a Esopo, che in democrazia l'autorevolezza si conquista attraverso la stima di coloro che delegano. Ciò significa che anche se abbiamo una porcata di legge elettorale, che di per sé annulla il meccanismo di scelta dei candidati e quindi di delega attraverso il voto eccettuato per la sola scelta del partito, pensiamo che dobbiamo operare ogni giorno e fin dal nostro piccolo per tornare a far affermare una politica veramente"autorevole" e degna di rispetto. In questo senso il nostro neonato PD, anche attraverso la funzione strategica dei circoli territoriali, rappresenta sicuramente una grande occasione.

Buon 25 aprile a tutti.

Daniele

venerdì 18 aprile 2008

La mia sulle elezioni. L'opinione di Davide Cecio

Pubblico e ho il piacere di ospitare "in esclusiva" sul mio blog un commento politico inviatomi da Davide Cecio, uomo che stimo e mio carissimo amico. Riporto il contenuto da lui redatto in prima persona e sotto forma di intervista, senza modifiche e nella sua interezza.
Aggiungo inoltre che sono onorato di ospitare questo suo intervento pubblico, il primo da quattro anni a questa parte, da quando cioè Davide è stato investito dalle vicende giudiziarie che tutti conosciamo e che si sono concluse, è opportuno ricordarlo, con una assoluzione al primo grado di giudizio. Di seguito il testo.

"All’indomani del voto ho ricevuto una valanga di mail più o meno illustri che mi chiedevano di conoscere la mia opinione su quanto è avvenuto. Un amico in particolare ha articolato la sua richiesta corredandola di domande a cui ho così risposto…

Caro Davide come stai?
Credetemi non è mai scontato parteciparmi il vostro affetto e la vostra amicizia…

Ho letto un sacco di opinioni sulle recenti elezioni sai regalarmi qualcosa di originale da condividere magari con gli amici al bar?
Beh, magari darà di te una dimensione come dire un tantino… controcorrente.
Io credo che la responsabilità maggiore della sconfitta sia da imputare alla cronologia delle scelte di Veltroni. Molto si è detto ma secondo la mia opinione le ragioni di questa sconfitta hanno già nelle primarie, che hanno di fatto costituito il nuovo soggetto politico, un fondamento ineludibile della sconfitta elettorale.
Il confronto con due esponenti del Governo Prodi ha sancito, come ebbi a dire già a suo tempo, un distinguo tra chi si riconosceva in un difficile impegno volto a garantire al paese condizioni di ripresa magari orientandosi nel difficile compito di mediazione con forze così diverse e chi magari aprendo ad un dialogo con il centrodestra prefigurava nuove condizioni di Governo.
Vedi formalmente Prodi è caduto per mano di Mastella ma è palese che dapprima la politica e le leggi non hanno saputo difendere un assunto costituzionale che sanciva l’innocenza di qualsiasi imputato, nella fattispecie il Ministro della Giustizia e leader di un partito della Coalizione di Governo, sino a prova contraria. Su questo ti prego di riflettere conscio che ciò che una persona perde negli strascichi mediatici e giudiziari di questo paese non te la restituisce nessuno tantomeno una sentenza di assoluzione.
Veltroni alla vigilia di uno scandalo cavalcato da quanti hanno visto nella politica il ricettacolo del malessere del paese (la Casta) e clamorosamente smentiti dal dato elettorale che ha visto trionfare il campione dell’antipolitica penalizzando la partecipazione e l’approfondimento, ha pensato fosse utile indicare nella scelta solitaria del PD un distinguo percepibile, non ce lo scordiamo, alla vigilia di un Referendum che avrebbe ulteriormente accentuato un indirizzo bipolare a scapito della partecipazione delle forze politiche più piccole. Questa è secondo me la più irragionevole delle scelte del leader del nostro partito. Molti sostengono immaginasse di poter flirtare con Berlusconi per garantire una nuova legge elettorale, di fatto ha pensionato l’esperienza Prodi e rimandato Berlusconi al Governo.

…e ora?...cosa ci aspetta?
Odio perdere. Per me una Coalizione che era al Governo ed ora è all’opposizione dovrebbe comunque riflettere sulle scelte fatte ed invece troppo spesso in politica si eludono le responsabilità a vantaggio dei dati positivi. Il Partito Democratico è sicuramente la novità del panorama politico italiano e in prospettiva credo porterà questa forza al governo del paese ma ha scapito di che? Tralascio ogni giudizio sul Governo di Centro destra, vedremo quanti degli impegni assunti in campagna elettorale riuscirà quelle forze a rispettare ma trovo allucinante che parti da considerarsi in milioni di elettori non trovino rappresentatività in parlamento. Mio padre ha militato nel Sindacato in anni difficili quando la contrapposizione la si esprimeva in piazza con bulloni e molotov quando non con il terrorismo e le stragi, tornassi indietro, specie conscio del risultato del PD livornese, il mio voto andrebbe alla Sinistra Arcobaleno. Credo che ora andrà profuso un impegno ulteriore specie nei luoghi di lavoro in testa con quel Sindacato che da tempo rischia di perdere una funzione di coagulo democratico della forza lavoro. Aspettiamoci tempi difficili ma ti raccomando un impegno serio dalla parrocchia al partito perché si eluda la via della violenza, io dalla mia aspetterò una sentenza d’appello che prefiguri per me nuovi scenari…magari mi deciderò a fare un figlio come sentore di speranza nel futuro, e mi restituisca definitivamente quella serenità che le mie scelte politiche mi hanno brutalmente tolto.

E Livorno?
Come mi disse una volta un prete “con tutte le lacrime che hai versato per la tua città ci si potrebbe riempire un acquasantiera in duomo”.
Amo la mia città, e nel contempo vorrei starne lontano per apprezzarne i soli pregi e dimenticare le enormi contraddizioni di un popolo fiero e provinciale. Odio svegliarmi la mattina e leggere il giornale dove colgo mille richiami a ragioni che mi portarono a fare allora scelte coraggiose di confronto con il partito di maggioranza relativa, scelte che ho pagato con sofferenza nel silenzio desolante degli amici più cari di quel partito che ho amato e che ha rinnegato se stesso per scelte di comodo. Leggo che si studia per presentarci da soli alle prossime elezioni ma non ne colgo in termini politici una sostanziale novità. A Livorno ha comandato sempre e solo il Partito Comunista poi DS, da loro prescindono qualsivoglia decisione e il confronto serio langue da sempre a scapito di una classe dirigente che fa la padrona a casa nostra ma con il dato più alto per consensi in Italia non ha personalità significative ne nel Partito regionale ne tantomeno in quello nazionale.
Credo che Livorno sarà terreno di scontro su un modello di sviluppo che abbisogna per stare al passo del Mercato e della Globalizzazione del contributo di tutte le forze imprenditoriali e politiche. Doveroso sarà uscire da una dinamica autoreferenziale, lo ha espresso con pragmatismo Matteoli nei giorni scorsi a mezzo stampa, difficile sarà secondo me il ruolo di un Sindaco chiamato a trovare una sintesi tra le necessità del buongoverno e nel contempo a garantirsi un consenso interno al proprio partito che gli dia la possibilità di proseguire un quinquennio difficile.
Credo doveroso che su questo modello di sviluppo si trovi presto una convergenza e spero che il richiamo a vicende giudiziarie denunciate ante elezioni dal Presidente dell’Autorità Portuale non inaspriscano il confronto sulla città.
Un abbraccio
Davide"

mercoledì 16 aprile 2008

Dopo il voto: parliamoci chiaro..

Alla luce di tutto, con qualche ora di sonno in più post batosta elettorale, si può cominciare a fare qualche considerazione minimamente ragionata su quanto di "politico" accade fra Stagno e Quercianella. Vengo al dunque.

Elezioni politiche e Livorno
La Sinistra perde all'incirca il 14% e, per magia, il PD acquista altrettanto o quasi e và al 54-55% come "ai bei tempi" del PCI. All'uomo-donna qualunque viene da pensare che l'ultras più rifondarolo della curva nord, di fronte alla scelta realistica fra chi possa veramente governare fra Silvio e Walter (anche alla luce di presunte rimonte poi sconfessate amaramente dai dati veri) abbia ovviamente optato per il secondo. A riprova di ciò quello che sta accadendo, ad esempio, a Pisa e Massa laddove soprattutto a Pisa Filippeschi candidato PD non ha raggiunto il 50% e va al ballottaggio. Eppure stando ai dati di Pisa delle politiche il PD il 50% lo poteva garantire. Alla luce di quanto sopra non appare quantomeno un po' presto affermare l'equiparazione e uguaglianza fra elezioni politiche e voto per le amministrative, dicendo che il 54% del PD a Livorno (alle politiche) è un voto che in sostanza premia l'amministrazione locale? Pensa un po', Il buon Veltroni era convintissimo di aver fatto anche un bel comizio.. Anche perché, sempre quel cittadino/a comuni, senza arte né parte e senza presunzione d'intelligenza, potrebbe pensare che in un momento (che dura da molti mesi ormai e si trascina, se si pensa bene, da almeno dieci anni) in cui spesso si sono manifestate critiche verso le modalità e la qualità dell'amministrazione locale (in generale), un atteggiamento del genere possa tornare guardacaso un po' comodo.

Il bilancio sul Partito Democratico dopo i primi sei mesi
Ci siamo, con in mezzo le elezioni non dimentichiamo che ad ottobre 2007 è nato il PD. Ora, trattandosi appunto di partito e non di creatura umana potrebbe essere interessante fare un bilancio oggettivo di questa "novità" che anche a Livorno si è palesata dopo la fusione di Margherita e DS. Tempo fa un mio caro amico, non livornese e poco avvezzo alla politica (almeno a quella che ormai fa schifo anche a me) mi diceva che secondo lui la fusione è venuta così bene a Livorno che neanche si vede la traccia della saldatura. Infatti la cariche dei DS si sono riproposte con esattezza millimetrica anche nel nuovo PD locale. I casi sono due, diceva ancora il mio amico, o vi amate e vi fidate tantissimo o qui qualcuno regge i fili (testuale). Io gli ho risposto che, dato che siamo nell'era del bluetooth, non c'è bisogno neanche dei fili e tutto avviene "wireless".
A questo aggiungo, e smetto anche di scherzare, che a febbraio sono state pure elette due assemblee (comunale e territoriale) che ad oggi non si sono mai ancora riunite nemmeno una volta. La domanda banale sorge spontanea: "Chi decide nel PD a Livorno?" Che se ne sappia i due segretari (Ruggeri e Beltramme) accompagnati, probabilmente e come sembra, da qualche direttivo in prorogatio della vecchia assemblea costituente territoriale quindi, di fatto, senza nessuna autorizzazione o concertazione con la base. Ora, giratela come vi pare, dalle mie parti questa si potrebbe chiamare oligarchia che con la parola democrazia ha poco a che fare (viene male anche la rima). Credo sia opportuno e urgente cominciare subito un confronto partecipato e serio a partire dai circoli su questi temi, altrimenti, senz'offesa per nessuno, ci si prende in giro.

Bilancio di Mandato
In relazione a problematiche, che capisco per carità, di cercare nel voto alle politiche una legittimazione dell'operato a livello locale ci sarebbe un sistema semplice, più volte da molti ricordato, che al di là dei discorsi che si perdono nel vento delle polemiche da pollaio può oggettivamente essere d'aiuto in maniera trasparente. Questo è il Bilancio di Mandato. L'amministratore, il sindaco, soprattutto chi ritiene di aver bene operato e lo vuole far comprendere dovrebbe avere il dovere e l'intelligenza di produrre uno strumento che potrebbe far piazza pulita delle chiacchiere ed essere sicuramente di aiuto ad un politica che, a Livorno, se non cambia "stile" rischia di far morire la città.
Caro Cosimi te lo chiedo da cittadino, il mio è un atto di fiducia. Dacci la possibilità (vera e seria) di capire come sono andati questi tuoi anni di governo. Produci un bilancio di mandato, secondo le varie forme che già si usano in Italia e in Europa. Se hai ragione hai tutto l'interesse a farlo. Io personalmente, per quello che vale, sarò felice di leggerlo senza alcun pregiudizio.

Amministrative 2009 e classe dirigente politica
Primarie. Non rischiamo di tradire i "fondatori" ed elettori del PD. Questa generale esigenza deve venire prima di qualsiasi altra convenienza di piccolo cabotaggio. Alternative? Al momento non se ne vedono anzi, a una prima analisi, si pone il concreto rischio di indebolire il progetto politico del PD a Livorno gloriandosi di un successo elettorale locale senza fare niente per capitalizzare quei voti in più, mi si consenta, che forse in buona percentuale abbiamo solo in prestito.
Detto ciò, questo tema non ci deve però far dimenticare che le primarie, importantissime e fondamentali di per sé, alla fine sono solo uno strumento, non il problema. La problematica vera, soprattutto a Livorno, è quella del ricambio della classe dirigente politica. Si possono fare tutte le primarie che si vuole ma prima dobbiamo capire se esiste un'alternativa, quale sia il processo di selezione (non cooptativo ma partecipativo e inclusivo) se cioè quindi ci sono le persone che siano onestamente in grado di sostituire quella attuale e che, proposte attraverso mezzi partecipativi aperti, possano anche essere votate con libertà e serenità. Nel caso di risposta negativa si potrebbe evidenziare una problematica di ricambio più ampia e che non si può fermare ad un'analisi istantanea e affrettata della situazione. Intendiamoci bene, non è che magari ci si sgola per le primarie e poi alla fine la scelta ci tocca farla, con tutto il doveroso rispetto, ritrovando candidato un Lamberti al terzo mandato (parlo ovviamente facendo un'ipotesi per assurdo e rispettando la qualità della persona). Se si vuole veramente rinnovare è necessario che tutti cominciami serenamente a riflettere.

Un saluto,
Daniele

PS: Ultim'ora Prodi si dimette.
Si sapeva. Più piani di riflessione. Come lui stesso aveva detto (e non solo) la soglia di successo minima doveva essere il consenso al 35%. Siamo sotto. La domanda: fatto salvo il progetto del PD a lungo termine, siamo sicuri che nell'ottica presente quelli da "rifondare" siano la Sinistra Alternativa? Noi no? Anche perchè, se è vero che abbiamo preso molti voti di sinistra secondo la logica del voto utile quelli prima o poi torneranno a casa loro come sta accadendo alle amministrative (a maggior ragione se si andasse verso una nuova, si spera, legge elettorale). Se ci aggiungiamo che abbiamo perso voti dal "lato destro" (classe media verso UDC e Pdl) credo che forse quelli che devono avere più umiltà e reale volontà di costituire una nuova classe dirigente siamo proprio noi del PD.

lunedì 14 aprile 2008

Giudizi a cannonate sulle politiche 2008

Purtroppo il riferimento a Fantozzi del post precedente non poteva essere più azzeccato. Il responso è netto e molto probabilmente abbiamo di fronte altri cinque anni di governo brk, Bgsc, Berlukk, BERLUSCONI (scusate, ho difficoltà a pronunciarlo).
Scherzi a parte, per non tediare i lettori fra milioni di commenti già spesi, offro il mio giudizio (se può interessare) in modo schematico e senza fronzoli.
Rispetto a questa tornata di elezioni politiche dico:

Analisi generale
Il governo Prodi, per quanto salvabile per molte cose, non è entrato nel "cuore" degli elettori. Probabilmente questo è il vero fatto che ha orientato il voto, unito alla percezione che la Sinistra Arcobaleno fosse concettualmente debolina.. non aveva neanche un nome di un candidato sul simbolo. In tutto ciò Berlusconi non ha avuto grossi problemi a portare avanti la sua proposta, Alitalia e rifiuti, probabilmente, hanno fatto il resto.

Cosa ci aspettavamo
Onestamente, credo, molti di noi me compreso non credevano che la vittoria potesse essere alla portata, per un dato di oggettività quasi matematica. E a questo, altrettanto onestamente eravamo a mezza bocca preparati. But, you know, expect the unexpected, pensavamo alla peggio di perdere ma che il Pdl avrebbe avuto grossi problemi di numeri soprattutto al senato, come fu per noi due anni fa. Invece i numeri li hanno, eccome..

Cosa non ha pagato
Mi viene a mente, fra tutte, una campagna un po' troppo "precarizzata" e meno incentrata su problematiche concrete di sviluppo. Forse questa è stata percepita più come la stabilizzazione di un concetto di "posto fisso" piuttosto che l'instaurazione di iniziative forti su un nuovo modello di sviluppo efficace e al contempo solidale.

Cosa ha pagato
Il partito nuovo, unico, unico e innovativo anche nella sua proposta politica come modello da imitare. In qualcosa ci hanno pure copiato dall'altra parte.

Dove abbiamo perso e dove abbiamo guadagnato
Sono convinto anch'io, come diversi commentatori, che la Sinistra Arcobaleno ci ha "passato" molti elettori mentre il nostro lato "destro" si è sguarnito verso l'UdC. Da rifletterci su per il futuro.

E' servito creare il PD?
Accidenti che si! Siamo un grande partito che ha il 34%. Il progetto politico è vivo, confermato e pienamente incoraggiato. Dopotutto esistiamo da ottobre 2007! su questo progetto dobbiamo andare avanti con convinzione. I circoli, in questo senso, sono il vero punto di partenza per creare, aumentare, consolidare rapporti sinceri e duraturi con i territori e soprattutto con le esigenze della realtà quotidiana. Per il resto possiamo riprendere, con più tranquillità (relativa) il cammino del PD da dove lo avevamo lasciato prima delle elezioni, per approfondire meglio significati, vocazione, organizzazione e modalità inclusive di partecipazione e apertura alla realtà. Questo, ovviamente, vale soprattutto per la dimensione locale.

Cosa non dobbiamo/dovremo fare (come PD)
Appiattirci sulle gerarchie e le alchimie organizzative di un partito che sta ancora nascendo. Aprire alla partecipazione è la vera sfida. D'ora in poi abbiamo la serenità e il tempo per sperimentare e far capire ai nostri elettori il vero spirito del PD. Sul futuro, se andiamo avanti nella giusta direzione, non ci sono nubi.
Al contrario, se (soprattutto nelle dimensioni locali e territoriali) si persegue una strada di autoreferenzialità, mancato rinnovamento delle classi dirigenti politiche, confusione e commistione fra governo di territori e governo di partito ebbene, come dire, ci potremo far male solo per conto nostro e non servirà a nulla dare la colpa al Cavaliere..
Quindi, digeriamo ancora una volta Tremonti (con molto bicarbonato) e andiamo avanti.
Daniele

P.s.
In Italia è semplicemente finita l'esperienza politica del comunismo o è cominciata una nuova era politica che supera, secondo la vecchia accezione, le "ideologie" tradizionali nel senso che ad un modello antagonistico e di conflitto si oppone un nuovo modello basato sul confronto? O tutt'e due le cose?

Ultim'ora da Livorno, calo vistoso di affluenza al voto

Da Livorno giunge notizia di un calo assestato intorno al 7% rispetto al voto del 2006. I livelli di attenzione sono alti e tutti aspettiamo di capire il finale della partita.
Certo, a caldo e se il dato venisse sostanzialmente confermato verrebbe da pensare che certe modalità di nascita e sviluppo del nostro Pd locale potrebbero aver poco giovato per convincere molte persone con vari mal di pancia, o semplici cittadini, ad avvicinarsi o a riavvicinarsi alla politica. Vedi il fatto semplice e chiaro, insieme a molte altre cose, che basta vedere gli organigrammi del PD che sono esattamente quelli dei DS del recente passato. Alla faccia della novità! A parte "qualcuno" (...) che ha almeno tentato di candidarsi come alternativa... e che per questo da "qualcun'altro" è stato anche criticato.
Comunque, rimaniamo sereni senza sparare giudizi in anticipo, parlo anche per me ovviamente (lo si potrà fare con calma e dovuto tempo a disposizione), accomodiamoci sulla poltrona con pop-corn e generi di necessità (stile Fantozzi con Italia-Germania), che fra poco cominceranno ad arrivare le risposte per tutti.
Saluti,
Daniele

giovedì 10 aprile 2008

Proposte di percorsi per il lavoro nei circoli (abstract)

Quanto segue è un estratto da un documento di lavoro da me elaborato e proposto a livello informale presso il Circolo PD Livorno Centro, di cui sono delegato per l'Assemblea Comunale di Livorno. Lo pubblico in questa sede a titolo di contributo per ulteriori riflessioni o dibattiti. Fa parte di un percorso che come circolo Livorno Centro abbiamo appena intrapreso e che va nella direzione di provare a condividere obiettivi, metodi, possibilità concrete di produrre proposte sui reali problemi, proprio a partire dai luoghi in cui sono rappresentate le esigenze reali e quotidiane.

Proposte e spunti per percorsi di lavoro comune

Apriamoci al mondo. Il PD si propone come forza innovativa, anche nel metodo. Di qui l’importanza del lavoro a partire dai circoli che in quanto primo “fronte” verso la realtà di ogni territorio rappresentano la volontà di provare a mettere in pratica un modello politico che parta dai reali bisogni della società e che in questo acquisiscono un ruolo strategico e fondamentale.
Nostro compito, credo, è allora anche quello di provare a tradurre quanto dichiarato nei programmi e nelle alte dichiarazioni di valore in pratica quotidiana di rapporto con la realtà territoriale.
Quanto segue vuole semplicemente essere una proposta redatta dallo scrivente, aperta a qualsiasi altro eventuale contributo, di percorsi di approfondimento che prende spunto da quanto già emerso nelle precedenti occasioni e nella speranza che spero sia anche la vostra di:
  1. aprire un tavolo aperto e permanente per tutti nel nostro territorio di riferimento come circolo;
  2. promuovere lo sviluppo di idee e l’organizzazione di eventi magari in collaborazione con altri circoli o istituzioni cittadine;
  3. stimolare occasioni di accrescimento personale e di promozione di una vera partecipazione, che parta dalla riflessione e che partorisca proposte.
Proposta di massima sul metodo
Chi è interessato si può proporre in qualsiasi momento per uno o più argomenti da approfondire andando a costituire un gruppo di lavoro informale. Le iniziative che ne scaturiscono saranno poi sempre aperte a tutti e pubblicizzate per aprire la più ampia partecipazione a tutti i soci fondatori e simpatizzanti del PD che fanno riferimento al nostro circolo.
Il riferimento dovrebbe essere comunque rivolto a tutti i fondatori e simpatizzanti. I delegati alle assemblee potrebbero essere chiamati a svolgere il ruolo di animatori.
Rimanderei comunque (ovviamente) alla discussione comune circa le modalità di svolgimento e di organizzazione di eventuali eventi.
Di seguito quindi mi limito a presentare i percorsi di lavoro come ulteriore stimolo. Ad ogni titolo ho inserito anche una breve spiegazione riguardo allo spunto e all’idea proposta.

Percorso 1- Sviluppo, lavoro e competenze.
Questo è stato uno dei temi che, a partire dal programma elettorale, è stato sicuramente uno dei più approfonditi in campagna elettorale e che non dovrà perdere appeal per approfondimenti partecipati successivi alle elezioni. In particolare potrebbe essere un’argomentazione che, a partire dalle caratteristiche tipiche del nostro territorio di riferimento, potrebbe essere messa in comunicazione con analoghe iniziative eventuali che possano essere portate avanti anche da altri circoli livornesi o dallo stesso forum del lavoro. In particolare potrebbe essere anche l’occasione per continuare un dibattito che è comunque partito bene in queste ultime settimane. Si è riusciti infatti, attraverso i vari incontri che si sono succeduti organizzati dai circoli e dal forum sul lavoro, a portare avanti un’analisi non ristretta su pochi aspetti ma che è sempre partita dal concetto di sviluppo economico e sociale come condizione fondamentale per intersecare qualsiasi iniziativa di miglioramento della qualità del lavoro. A tutto questo si aggiungono anche gli importanti cambiamenti che investiranno tutta la regione Toscana dal 2009 riguardo al graduale passaggio verso una società che, collegata al contesto europeo, andrà a basare la mobilità lavorativa attraverso lo scambio reale di competenze certificabili.

Percorso 2 - Sviluppo culturale e società della culture.
Cultura economia e società multiculturale. Cultura come espressione umana e società delle culture come contenitore virtuale che fa incontrare gruppi umani di diverse tradizioni e abitudini. Di questo da livornesi possiamo avere la possibilità di ripescare nel nostro passato in cui molte culture diverse hanno già avuto occasione di incontrarsi e di fondersi, cogliendo i migliori aspetti e tradizioni di ciascuno, di cui in parte possiamo ancora respirare le testimonianze nel cuore stesso della città dove come circolo abbiamo sede. Come circolo Centro credo che abbiamo una doppia responsabilità riguardo a queste tematiche. La prima per il fatto che abbiamo già al nostro interno un testimone importante nella persona dell’assessore alla cultura del Comune di Livorno, la seconda data dal fatto che esiste un mondo intorno a noi fatto di tanti soggetti e famiglie di migranti che hanno scelto o si sono ritrovati a vivere nel nostro territorio. Trovare un corretto approccio “culturale” per comunicare e scambiare qualcosa con queste persone deve essere per noi quasi un dovere per proporci di rappresentare anche le loro esigenze di nuovi cittadini.

Percorso 3 - Il Partito Democratico a Livorno: proposte per una partecipazione attiva.
Finite le elezioni torneremo finalmente ad approfondire e aver cura (nel senso di take care) del nostro partito, dal punto a cui eravamo rimasti prima della corsa elettorale. Organizzazione, aree di lavoro comune, meccanismi per garantire la partecipazione attiva: come e in che modo possiamo plasmare tutti insieme un’organizzazione che parta dal rispetto dell’ “ultimo” dei militanti e che non si focalizzi solo sui momenti elettorali ma su dinamiche di garanzia di partecipazione continuate nel tempo. A proposito di momenti elettorali magari potremmo ragionare anche di primarie, visto che questo è lo strumento da cui siamo partiti e che ci ha caratterizzato per la nostra “democraticità”.

Percorso 4 - Scopriamo il Centro.
Ascoltare, imparare, discutere, proporre. Questa la sequenza di un possibile percorso di lavoro riguardo a un territorio che prima di essere giudicato nel bene e nel male va capito ascoltando tutti gli attori implicati, a partire proprio da quelli che conosciamo di meno anche culturalmente (i migranti o nuovi livornesi). Questo per superare il senso comune o la mera percezione e andare al nocciolo dei problemi per poter fare le corrette proposte nell’ottica di impostare un superamento progressivo dei problemi di degrado che si osservano quotidianamente.

Percorso 5 - Il valore delle donne in politica, per superare la necessità delle “quote rosa”.

Le “quote rosa” nascono dalla presa d’atto di un fallimento, cioè che al momento i processi sociali e quelli di selezione della classe dirigente politica (e non solo) non consentono in automatico di avere una rappresentanza armonica e bilanciata sui numeri degli uomini rispetto alle donne a netto sfavore di quest’ultime. Questo diventa un disvalore per tutta la società e ci pone, da democratiche e democratici, in un’ottica di necessario superamento del problema. Si tratta nel dettaglio, e a partire da proposte concrete anche nella nostra realtà, di provare a superare gli slogan e tentare di invertire realmente la tendenza attuale in modo che nel futuro non si debba ricorrere a soluzioni “artificiali” come le cosiddette “quote rosa”, che sono meglio di nulla ma non possono essere la soluzione definitiva.

Percorso 6 - Bilancio di mandato e di trasparenza della classe dirigente politica.
Questo percorso nasce come pretesto di approfondimento rispetto alla necessità di innescare processi di miglioramento nel rapporto quotidiano fra i cittadini-elettori e responsabili-amministratori che sono delegati dai primi. Il punto di partenza può essere quello dello strumento del “Bilancio di mandato” di cui esistono già diversi esempi di applicazione. I link web propongono quelli della Regione Veneto e di Donata Gottardi a mero titolo di esempio.

Percorso 7 - Il modello sociale europeo di cittadinanza attiva: le politiche per il lavoro e per la condivisione delle competenze.
Livorno nasce aperta e deve ritrovare pienamente la sua vocazione come porta dell’Europa verso il Mediterraneo a maggior ragione in una società come quella europea attuale dove la mobilità reale, anche solo per turismo da weekend, ha materialmente abbattuto le barriere.. almeno quelle fisiche e logistiche. Proviamo a riflettere anche sulla rimozione delle barriere psicologiche e culturali nel momento in cui viviamo in una società europea che già “parla” attraverso un’unica moneta, “conversa amabilmente” attraverso gli scambi di studio e che al momento solo “sussurra” rispetto agli scambi e mobilità lavorative reali ma che materialmente aprirà le barriere per tutti in modo totale entro i prossimi quattro anni.

venerdì 21 marzo 2008

Ruffilli, democraticità e partecipazione.

Due righe fatte circolare via mail..

Fra i diversi temi citati in campagna elettorale si nota facilmente come, parlando di costituzione di un nuovo partito, si torni pienamente a parlare di partecipazione e democraticità il tutto collegato ai temi dello sviluppo economico e sociale. Questo è anche la sostanza del nostro stesso programma elettorale e la sfida che anche a livello territoriale si pone e si porrà a breve (vedi recenti interventi di Paoli e Landi sul "Tirreno").
Al proposito, come spunto di riflessione veloce, vi invio un riferimento biografico circa una persona, Roberto Ruffilli, che un po' di anni fa diceva e promuoveva le stesse cose in modo autorevole e approfondito e che ha pagato con la vita la sua passione politica reale e non legata a schemi di potere. Ve lo propongo vista la straordinaria attualità dei temi che trattava.

Roberto Ruffilli nasce a Forlì nel 1937 e in questa città compie gli studi fino al raggiungimento della maturità classica, indi si sposta a Milano dove frequenta la Facoltà di Scienze Politiche all'interno dell'Università Cattolica e si laurea dopo un percorso che gli vede come maestri Gianfranco Miglio e Feliciano Benvenuti.
Entra nell'accademia, all'inizio degli anni Settanta, come storico dell'Amministrazione, vince poi, nel 1976, il concorso su Storia Contemporanea, disciplina che insegna nell'Ateneo bolognese fino al 1987 quando ottiene il passaggio su Storia delle Istituzioni, la materia che meglio esprime il suo interesse e la sua passione per la politica.

La sua produzione scientifica è testimone del suo essere, come più volte fu definito al momento della sua morte, "un professore prestato alla politica".
Emblematico è infatti il convergere dei suoi studi sulle vicende costituzionali coniugate al forte interessamento per la trasformazione dei regimi democratici nel Novecento, filone all'interno del quale si inserisce il suo impegno per l'avvio delle riforme istituzionali in Italia.

E' su questo versante che prende corpo il rifiuto di una strada conflittuale obbligata per la democrazia italiana e al tempo la messa a fuoco di alcune linee, che potremmo definire programmatiche, molto chiare:
"ci troviamo di fronte alla possibilità per il nostro paese di superare comunque una democrazia elettorale imperniata su un partito-Stato, assediato da una opposizione più o meno rivoluzionaria: con il primo impegnato nell'occupazione del potere e degli apparati e nell'accelerazione a qualsiasi costo dello sviluppo capitalistico, e la seconda nell'occupazione della società in chiave anticapitalistica. [.] C'è la possibilità di sviluppare una democrazia politica e sociale, attorno allo Stato dei partiti e dei sindacati, delle autonomie e delle riforme, della programmazione e della partecipazione.[.] Tutto questo . non richiede tanto accordi su modelli globali di società [.] . Richiede invece l'accordo sulla definizione delle regole del gioco democratico, che fissi le responsabilità politiche per la progettazione del cambiamento e le responsabilità sociali per la gestione dei servizi, e che metta le une e le altre sotto il controllo effettivo, elettorale e non, delle masse e consenta ad esse di gestire direttamente i sacrifici per una nuova espansione" . E' qui che si sostanzia l'idea centrale di Ruffilli professore e politico, quell'idea che pone al centro del programma politico la restituzione al cittadino del suo ruolo di arbitro all'interno di quella democrazia partecipata che Ruffilli aveva studiato e che si stava impegnando a costruire quando il disegno di coloro che non credono nella democrazia lo ha ucciso.

Queste parole mi fanno pensare anche alla nostra situazione locale, laddove un rischio di "partito-stato" in chiave locale può concretamente esistere laddove al momento, in un singolo partito il nostro PD, si concentrano anche trasversalmente quasi tutte le posizioni di potere effettivo che sono presenti sul territorio. Quindi se ne ricava l'importanza di curare e seguire i metodi e i criteri di una effettiva partecipazione reale alla vita del partito che possiamo vedere, in un certo senso, come lo specchio biunivoco dei livelli di democraticità e partecipazione reale che si esprimono nel nostro territorio. Condividere democraticamente e partecipare sono le due condizioni base imprescindibili per impostare un processo democratico che sia efficace e produca valore sociale.
Grazie e buona Pasqua a tutti,
Daniele

mercoledì 20 febbraio 2008

PD: considerazioni sull' Assemblea Comunale

Il modello di partecipazione del Partito Democratico parte da lontano, poiché deriva direttamente dalle tradizioni di due partiti che, seppur differenziate, a loro volta nascevano da esigenze e da istanze di valori forti di richiesta di partecipazione.
Ma non è solo questo, anzi, si tratta solo del punto di partenza. C’è qualcosa di più che si può vedere nella traduzione delle istanze generali nella pratica quotidiana e, nel caso specifico, nelle prime assemblee per le elezione dei segretari comunali e territoriali.
E’ infatti questa una prima occasione per passare da un momento di provvisorietà degli organi di un partito che nasce e si costituisce verso la realizzazione dei veri strumenti interni permanenti di partecipazione, a partire dalle elezioni dei delegati di circolo fino, appunto, alle assemblee comunali e territoriali.
E’ qui che si comincia a vedere realizzato un modello di partecipazione innovativo, se così vogliamo intendere quel “qualcosa di nuovo” che ci fa sentire, come elettori e cittadini, sicuramente attivi e non più (almeno in parte) più somiglianti a “sudditi” se mi si passa il termine.
Tradotto in altre parole un nuovo modo di “fare politica” in cui non si è avversari ma parte di un confronto continuo e sempre costruttivo. Comunque aperto e trasparente.
In questo si può dire che si chiarifica sempre più il passaggio, per come abbiamo visto sia nei partiti che nella politica in generale, da un modello antagonistico e conflittuale ad una nuova dimensione di confronto vero in cui le mediazioni, si spera, andranno sempre a mirare possibilmente in alto per cogliere gli aspetti migliori in cui ogni confronto trova una sua accettabile e corretta mediazione.
La condizione però affinché il livello non scada inesorabilmente è fare in modo che nella pratica possano realmente migliorare delle eventuali abitudini consolidate in passato e questo si può dire che sia effettivamente accaduto durante la prima Assemblea Comunale di Livorno.
Con questo intendo anche la volontà di spostare il luogo della mediazione dalle stanze delle decisioni dei “pochi” verso il momento della scelta aperta che si manifesta nell’atto del voto. Fare sì cioè, in parole povere, che la mediazione possa essere una libero giudizio di ogni individuo rispetto a diverse opportunità di scelta e non una minestra preparata prima da altri.
In questo benissimo ha fatto Giorgia Beltramme, neo-eletta segretaria comunale, a ricordare il significato di dover progressivamente superare il meccanismo delle candidature uniche. Questo è fondamentale per meglio cogliere nel futuro tutte le possibili espressioni significative all’interno di un organizzazione partitica senza che questo possa essere interpretato come antagonismo o arrivismo. Si può considerare infatti come la massima espressione di quello spirito di servizio che deve accomunare allo stesso modo politici-delegati e relativi elettori attraverso la rappresentazione di istanze diverse, non omologate ma conviventi nella condivisione di un disegno comune.
Quanto sopra perché, senza peccare di presunzione, il Partito Democratico si presenta in tutto questo come significativo esempio per tutta la politica in generale. E tutti noi sappiamo, da cittadini, delegati, politici ed elettori quanto sia importante “alzare il livello” in una contingenza complicata come quella che, anche ringraziando leggi elettorali assurde, siamo costretti in parte a subire. Da qui infine il dovere, per ognuno di noi, di vigilare affinché la “pratica” non sconfessi mai più i principi che altrimenti potrebbero diventare solo disillusione.

martedì 19 febbraio 2008

DOMENICA, 17 FEBBRAIO 2008
IL TIRRENO
L’assemblea comunale sceglie una giovane donna:
è l’ex segretaria cittadina dei Ds

Novità: in lizza uno sfidante. Bettinetti arriva al 17%

«Ma la vera sfida inizia ora: è necessario vincere le elezioni»
di Luciano De Majo

LIVORNO. E’ una donna la prima segretaria cittadina del Partito democratico. L’assemblea comunale del Pd ha scelto Giorgia Beltramme, attribuendole un consenso dell’82,7 per cento. L’ex segretaria dell’Unione comunale dei Ds ha ottenuto 240 voti sui 290 voti validi espressi. La differenza rispetto ai congressi nei quali era stata eletta, però, è che questa volta non correva da sola. Non è stata, insomma, la candidata unica, perché dal corpo del Partito democratico della città è uscito un altro pretendente alla segreteria: Daniele Bettinetti, 39 anni, proveniente da ambienti cattolici. A lui sono andati 50 voti. Diciannove, in tutto i voti non validi (13 schede bianche e 6 nulle). Complessivamente hanno votato 309 delegati, eletti nelle consultazioni effettuate al momento della nascita dei circoli del Pd. Sarebbe un errore, comunque, valutare questa sfida come un match fra un’esponente di provenienza Ds (Beltramme) e uno di area Margherita (Bettinetti). Si tratta di uno schema troppo semplice. A sostegno della candidatura dello sconfitto, infatti, c’era tutto quell’ambiente di reti associative che ha partecipato alla stesura del programma di Prodi per le elezioni del 2006 e che si è attivato, subito dopo, proprio per la nascita del Partito democratico, dando impulso alla creazione, anche in città, dell’Associazione per il Partito democratico. Bettinetti ha frequentato a lungo la rete «Incontriamoci» che raccoglie fra i suoi animatori in città l’ex presidente della Provincia Claudio Frontera, oggi vicepresidente della Fondazione Sistema Toscana, e Daniela Miele. Alla fine, la neo-segretaria ha comunque teso la mano all’avversario e a chi l’ha sostenuto, ricordando che la sfida vera comincia ora. «Ci sono queste elezioni da vincere, l’Italia ha bisogno di noi», ha detto Giorgia Beltramme quando nell’auditorium della Camera di commercio, a risultato ufficializzato, erano rimasti ormai pochi intimi. Scena ben diversa, invece, nel pomeriggio, quando la sala era praticamente piena. In ogni caso, Beltramme ha detto anche di aver apprezzato questa prima prova «non da sola». «E’ stata una candidatura della quale abbiamo saputo praticamente all’ultimo momento - ha spiegato - e quindi gli spazi per una possibile mediazione non ci sarebbero stati neanche per questione di tempo». Mediazione che probabilmente Bettinetti non avrebbe accettato, dal momento che ha rivendicato un modo diverso nella scelta e nella selezione dei segretari. «E’ nato un partito nuovo e questo è un fatto che ha entusiasmato tutti noi - ha detto al termine dell’assemblea - e se c’è una cosa che non capisco, è perché si debba continuare a proseguire sulla strada delle candidature uniche. Misurarsi fa sempre bene, a tutti. Questa non è stata una elezione che si è risolta sul filo dei voti, ma io credo che la presenza di due candidati sia stato un elemento assolutamente positivo». Eletta la segretaria cittadina, il Pd si tuffa ora in una campagna elettorale in salita, con i sondaggi che danno gli avversari favoriti. Con un primo scoglio da superare: quello delle candidature per le elezioni politiche. Primarie o “primariette” che siano, la macchina degli iscritti (non è ancora chiaro se stavolta potranno votare anche coloro che si dichiarano elettori del Pd) sta per mettersi in moto. Resta da capire chi si candiderà e con quale sostegno da parte del gruppo dirigente.


venerdì 15 febbraio 2008

Discorso di candidatura elezioni per segreteria comunale Livorno

Pubblico la traccia base del discorso a braccio che è anche la sintesi/indice dei concetti espressi

Care Compagne e Compagni, care Amiche e Amici, care Democratiche e cari Democratici,
(segue autopresentazione)
Non mi candido per ricoprire una carica, non ne ho bisogno, ma per contribuire in modo significativo a costruire il nostro partito come modello di partecipazione. Perché ci credo.
A questo proposito vorrei focalizzare l’attenzione su tre punti fondamentali:
1) CAMBIAMENTO
Il PD è cambiamento in cui due partiti che si sciolgono sono il presupposto fondamentale che viene poi concretizzato da metodi e meccanismi reali di partecipazione. In questo le primarie rappresentano lo strumento principe attraverso cui i cittadini che ci hanno dato fiducia possano percepire un partito vivo che mette in pratica quello che dice, e non abbiano più la sensazione di aver firmato una cambiale in bianco.
Il cambiamento è poi un lungo percorso che ha come altro importante presupposto la volontà di ognuno di noi di valorizzare il nostro passato, da qualunque percorso si provenga, e di metterlo in comune in modo aperto e senza presunzione, ma in un’ottica di collaborazione e di scambio.
Compito mio, se dovessi essere eletto, sarà quello di promuovere l’apertura e lo scambio e fusione con la società e di vigilare verso meccanismi pericolosi di autoreferenza che relegherebbero il PD ad essere percepito solo come un tentativo mal riuscito di democrazia partecipativa. Tutto questo, secondo il nostro nuovo modello di riferimento dovrà trovare nella dimensione locale e cittadina la sua realizzazione più compiuta.

2) LIVORNO
Permettetemi un atto di amore verso la nostra città.
Sarà sicuramente nostro compito, ed in questo io mi impegno, quello di ricominciare dagli ultimi da coloro i quali talvolta ci si dimentica per mettere a disposizione di tutti ed in special modo a chi è impegnato nel governo di questa città la nostra proposta di modello di convivenza civile basato proprio su quello stile di di partecipazione e condivisione di valori che ci proponiamo di costruire tutti insieme.

3) DONNE
Voi guardate me ma io guardo voi. Tante donne, il nuovo avanza davvero. Necessità in questa fase, di chiarirci e fare pulizia per meglio accogliere ed essere accolti. La vostra funzione fondamentale sarà proprio quella di contribuire ad un nuovo stile di cambiamento, che al contempo rinnova e include e promuove partecipazione. Un po’ come una mareggiata, che lava gli scogli e lascia tutto pilito, ma senza distruggere la natura più bella. Vi prego siate la nostra mareggiata, la nostra serena rivoluzione. Sarà mio impegno affinché anche questo possa essere possibile.

FINALE
Siamo testimoni di una speranza che insieme è anche una visione: quella di una politica che sia veramente tale, che non sia più autoreferente e che si proietti e fonda nella realtà. La partecipazione attraverso le primarie in questo diventa un presupposto irrinunciabile.
La politica non prende solo decisioni, ma presidia i risultati e prepara il futuro di una comunità seguendo appunto una visione condivisa. Se sapremo, ognuno di noi, metterci veramente in discussione per collaborare insieme in modo fattivo a costruire il PD potremo solo far bene. Su questo io pongo anche la mia personale scommessa. Grazie.

mercoledì 16 gennaio 2008

La partecipazione è adesso.

Intervento pubblicato su "Il Tirreno"
Daniele Bettinetti

Il punto. Il PD è nato, ok. Abbiamo avuto le primarie, liste bloccate a parte, ma tali bene o male lo sono state. E adesso?
Gli organismi, seppur provvisori e di transizione sono nati e hanno già cominciato ad operare. Difficile è sparare giudizi o opinioni a caldo che possano interessare qualcuno in più di un po’ di addetti ai lavori o “praticoni” della politica. Anzi forse la cosa da notare è proprio questa, cioè (a parte qualche blog e qualche articolo di giornale) la sostanziale mancanza di circolazione di informazioni o notizie per far capire che sta succedendo a chi è andato a votare alle primarie. L’impressione è che ci sia un grande incontro/scontro fra “vecchio” e “nuovo”, se così si può semplificare, laddove il primo tenta di far circolare poche notizie, seminare scontento e depressione e stringere i ranghi al proprio interno e il secondo ha bisogno (ma questo è anche il suo punto di forza) di creare occasioni di partecipazione vera e non solo demagogica. Nessuno scandalo o melodramma, sappiamo tutti che è così e così probabilmente è fisiologico che sia.
Perchè partecipazione non è solo fare un gran battage al momento delle elezioni o primarie che dir si voglia ma è anche e soprattutto capire quale è la reale filosofia e volontà di coinvolgimento di tutti e con che modalità si deve attuare la partecipazione reale. Stiamo parlando cioè di come dare realtà al significato dell’aggettivo che è parte del nome del nuovo partito. Senza tanti giri vediamo allora che cosa abbiamo nel “piatto”.
Al di là dei dettagli (di cui si spera tutti gli elettori delle primarie potranno essere messi al corrente al più presto in modo esaustivo) ci sono le elezioni dei candidati/delegati che andranno a formare le assemblee comunali e provinciali (fine mese). Cerchiamo di essere quindi seri e, nel merito, capire come si può utilizzare questa opportunità per innescare un vero rinnovamento.
Sintetizzo e ritengo che ora l’occasione pratica per tentare un vero rinnovamento esiste e sta in due punti semplici e non di meno fondamentali:
1) informarsi, superare eventuali mal di pancia legittimi e semi-delusioni (le provo anch’io), andare a capire dove sono i propri circoli e andare a votare i propri delegati. Quanti più siamo tanto più si evitano i rischi di cooptazioni di amici e parenti di chi ha sicuramente anni di pratica nella “gestione” di questi meccanismi. Agire diversamente, per quanto comprensibile, sarebbe un grande autogol se si crede ancora nel PD.
2) E’ previsto un meccanismo di autocandidatura. Chiunque (sul serio!) se ritiene può, credo entro un termine di sessanta minuti prima del momento del voto, candidarsi a delegato comunale o provinciale presso il proprio circolo. I dettagli chiedeteli a chi ce li deve dare (coordinamento e assemblea provinciale) ma par di capire che la procedura è semplice. Non è anche questa una bella occasione per passare dalle parole (lamentate) ai fatti in modo propositivo e mettersi in gioco personalmente?

Secondo me ora, più che prima, ci stiamo giocando le vere opportunità per avere una organizzazione vera e partecipativa e non un partito fatto di deleghe “in bianco” dove alla fine si contano tante lamentele, poca partecipazione, qualche politicuccio locale che poi non ha neanche una vera base di elettori, con buona pace di quel “democratico” che sta nel nome del partito. Quindi: i giochi “vecchi” saranno scardinati e innescheremo un vero nuovo corso o no? Vedremo, intanto però almeno giochiamo perché la partita è ancora apertissima e può interessare tutta la vita politica e democratica generalmente intesa.